Vanessa Navicelli è nata in provincia di Piacenza, ma da anni vive a Pavia.
È cresciuta coi film neorealisti italiani, con le commedie e i musical americani, coi cartoni animati giapponesi, coi romanzi dell’Ottocento inglese e coi libri di Giovannino Guareschi. (Be’, sì… anche coi suoi genitori.)
Crede nella gentilezza. E nell’umorismo. (Forse è umoristico credere nella gentilezza.)
È stata finalista del Premio Letterario “La Giara” per romanzi inediti, indetto dalla RAI nel 2012; rappresentante e vincitrice per la regione Emilia Romagna.
Ha vinto la sezione “Scritture per Ragazzi” dello Scriba Festival di Carlo Lucarelli e vari premi con la Scuola Holden di Alessandro Baricco. Il Premio Cesare Pavese per la poesia e il Premio Giovannino Guareschi per racconti.
Scrive romanzi per adulti e ragazzi; e storie per bambini.
Quando scrive, cerca di tenere presente quattro cose: la semplicità, l’empatia, l’umorismo, la voglia vera di raccontare una storia.
Ho incontrato Vanessa Navicelli per conoscerla meglio e ne è nata una bellissima e assai piacevole chiacchierata.
Ciao Vanessa, benvenuta sul mio blog LIBERI LIBRI E NON SOLO: come mai, la scelta di scrivere favole, favole per bambini?
Ciao Ilaria, grazie per l’accoglienza! Dunque, dunque. Perché le fiabe.
Una delle cose più belle delle fiabe è che, grazie alla loro semplicità, arrivano dirette a tutti. E in più, anche se il target principale è quello dei bambini… cosa succede? Succede che spesso i genitori leggono la storia assieme ai loro figli. Ho detto genitori, ma vale anche per nonni, zii, amici, insegnanti, ecc. Così facendo, è come se ripassassero un po’ anche loro – gli adulti – certe idee. E in più le rielaborano attraverso gli occhi dei bambini. (Il mondo com’è attraverso gli occhi dei bambini è qualcosa che vale davvero la pena di essere ricordato.)
Quanto credi che abbiamo bisogno di favole, al giorno d’oggi, noi adulti?
Tantissimo. Credo ne abbiamo bisogno più noi dei bambini. E oggi più che mai.
Viviamo un’epoca non semplice. Disillusioni, precarietà, frustrazioni.
La fantasia, i sogni possono essere una grande salvezza. Darci ancora un senso di futuro, speranze.
In più (e questo vale per tutte le epoche), a un certo punto, crescendo, si scopre che difficilmente capiterà di incontrare – fisicamente – fate e altri esseri magici; ma è importante continuare a credere in quello che rappresentano.
Il crederci rende la vita migliore, anche da adulti. Soprattutto da adulti.
Parliamo di “Un sottomarino in paese”, la prima fiaba che hai pubblicato, nel 2014: com’è nata questa idea?
La storia è quella di un Capitano di un piccolo sottomarino che, avendo fatto guerre per tutta la sua vita e non sapendo stare senza, nel momento in cui si trova senza guerre “ufficiali” da combattere, decide di inventarsene una tutta sua. Spinge il suo sottomarino fin nella piazza centrale di un paese di collina e dichiara una guerra surreale (a colpi di pasticcini) agli abitanti.
Io, come tanti altri, ho sempre avuto la convinzione che le guerre non risolvono problemi ma ne creano di nuovi. Peggiorano sempre le cose. Quando scoppia una guerra, perdiamo tutti, già in partenza.
Così ho pensato: voglio raccontare di un Capitano di un sottomarino che non sa stare senza fare la guerra, anche quando di guerre non ce ne sono. Un Capitano così matto da non chiedersi nemmeno se c’è o no un motivo per attaccare; l’importante è iniziare a combattere, poi il motivo lo si troverà!
Il sottomarino mi è venuto subito in mente perché il messaggio centrale della mia storia è che la guerra è una cosa da matti, senza senso. E cosa c’è di più insensato di un sottomarino che, invece di starsene in mare, si trova nella piazza di un paesino di collina? Vedi, il punto era questo: dare subito l’idea della follia della guerra con un’immagine.
Avevo già scritto un racconto sulla guerra per adulti. Volevo scrivere qualcosa per i bambini, perché loro sono la nostra speranza. E per pensare alla pace ce ne vuole tanta, di speranza.
La dedica all’inizio del libro racconta in due righe quello che è il fulcro di tutto.
“Dedicato ai bambini. E a quegli adulti che proveranno sempre a rendere il mondo un posto migliore.”
[“Un sottomarino in paese” esiste anche in lingua inglese, ‘A Submarine in the Village’ – sia ebook che cartaceo.]
Quanto pensi sia importante insegnare la pace, ai bambini?
Penso sia fondamentale. La pace andrebbe seminata davvero da subito nei bambini, in modo che, mentre crescono, possa germogliare e crescere con loro.
Non dovrebbe esistere il concetto di “è troppo piccolo”. In base all’età, bisogna cercare il modo migliore, più adeguato per affrontare un argomento. Magari, con bimbi davvero piccoli, anche solo per accennarlo, per farlo intuire. Ma bisogna (bisognerebbe…) iniziare subito a insegnare i valori più importanti; la pace come altri. Con le parole, con l’esempio. Con un libro, con un cartone animato. Con una canzone, con un disegno. Guarda, vale tutto! Però va fatto.
Sono molti gli studiosi, gli educatori, gli psicologi evolutivi che sostengono che la fase della vita in cui si gioca tutto quello che saremo va dagli 0 ai 6-7 anni. In quel periodo mettiamo le basi, solide o scricchiolanti, della nostra personalità, della nostra mappa emotiva e affettiva. E, senza rendercene conto, dei nostri valori.
Certo, dai 7 anni ai 100 continuiamo ovviamente a crescere, maturare, imparare cose nuove, cambiare. Altroché! Ma quello che abbiamo assorbito in quei primi anni, nel bene e nel male, tornerà sempre a galla.
Parliamo di “Mina e il Guardalacrime”, un libro per i bambini dai 4 anni in su…
… E per tutti quelli che hanno un cuore aperto alla magia!
Dunque. Mina (diminutivo di LacriMina) è una piccola lacrima in fuga, perché stanca di portare solo dolore a tutti quelli che incontra.
In cerca di una pozzanghera in cui buttarsi, inizia una storia di viaggio e di scoperta, durante la quale farà incontri strabilianti e bizzarri. Intanto, il saggio Guardalacrime, che è appunto un guardiano addetto al conteggio e alla cura delle lacrime, si mette alla sua ricerca e… La ritroverà?
Questa è una storia che affronta il tema delle emozioni e che ci ricorda quanto sia importante non fermarsi alle apparenze. Imparare ad apprezzare se stessi e i propri talenti. Confidarsi con chi ci vuol bene.
Come sempre nelle storie che scrivo, cerco di far sì che ci siano piani di lettura diversi a seconda delle età (anche per gli adulti, sì). L’importante è che a chiunque legga possa restare qualcosa.
“Mina e il Guardalacrime” inaugura anche la collana delle Fiabe Bonbon. Fiabe buone, di nome e di fatto. Piccole e dolci come i bonbon.
Magia, poesia e tenerezza (a volte un pizzico di umorismo) sono le caratteristiche di queste storie, che possono far leva anche su lettori più adulti.
Si sa: un bonbon tira l’altro. Ecco perché a questa prima fiaba ne seguiranno molte altre.
Ho cercato di creare un mondo soffice, in cui il bambino (… o il lettore che sia) possa divertirsi, magari imparare qualcosa.
L’importanza di belle illustrazioni, dentro una bella storia…
Le illustrazioni hanno un ruolo fondamentale. Dovrebbero rispecchiare, incarnare lo spirito del testo. Più la simbiosi è profonda, tra testo e illustrazioni, e più il libro è di qualità.
Io sono stata veramente fortunata con i miei due libri, perché in entrambi i casi ho collaborato con illustratrici di grande bravura e sensibilità. Sabrina Borron per “Un sottomarino in paese” e Deborah Henking per “Mina e il Guardalacrime”. Due ragazze fantastiche, non potevo chiedere di meglio (professionalmente e umanamente).
Progetti letterari per il futuro prossimo…
Sto preparando (e lo dico a te in anteprima) il primo romanzo per adulti. Che è già lì a guardarmi da tanti anni. Ma non era ancora il suo momento, ha dovuto aspettare. I suoi personaggi mi girano per casa, nervosi e ansiosi di uscire allo scoperto, di diventare reali.
La prossima fiaba bonbon, invece, dovrebbe uscire per Natale (coma sai bene, dobbiamo fare programmi a lunga scadenza).
Come facciamo a seguirti?
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Lascia un messaggio ai nostri lettori…
“Ogni bambino che smette di credere è una perdita per tutti. Rende questo mondo un po’ più buio.
Per questo bisogna proteggere sempre i sogni dei bambini (e aiutarli a moltiplicarsi!).
Perché un cuore aperto alla magia e alla fantasia è un cuore puro.
Un cuore che illumina il mondo.”
[dall’Introduzione del libro “Mina e il Guardalacrime”]
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ILARIA GRASSO